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lunedì 13 settembre 2010




Nessuna concessione alla Fiat

 L’accordo separato sulle deroghe al contratto delle tute blu per il settore auto “non s’adda fare”. A due giorni dal primo tavolo in materia tra Federmeccanica, Fim e Uilm, il giudizio della Fiom è implacabile: “Si fermi tutto”, ha ammonito da Bologna il segretario dei metalmeccanici della Cgil Maurizio Landini, “si sospendano i negoziati sulla derogabilità e sulla Fiat”. L’invito alla riapertura del dialogo lanciato dal presidente di Federmeccanica, Pierluigi Ceccardi, non sembra dunque aver sortito i suoi effetti. La Fiom resta sulle sue posizioni e l’unico “ramoscello d’ulivo” che offre a colleghi e controparte è forse un po’ “tardivo” per lo stato dei lavori: Landini chiede infatti di aprire un “nuovo negoziato” sulle “regole”, che trasferisca ai lavoratori la decisione ultima sulla validità o meno delle intese di categoria. “La nostra proposta – ha affermato il dirigente sindacale intervenendo al comitato direttivo regionale – è che Fim, Uilm e Federmeccanica fermino tutto per evitare accordi separati. Noi siamo pronti a una trattativa per fare un accordo in cui la regola che viene inserita è che la piattaforma, le intese, per essere validi devono essere approvati dalla maggioranza delle lavoratrici e dei lavoratori. Noi questa trattativa – ha continuato Landini – siamo pronti a farla anche subito perché è un po’ singolare che da un lato si fanno accordi separati e dall’altro si dice che si è disponibili a discutere di regole. Si blocchi tutto quindi, si definiscano le regole, poi dopo sarà possibile fare trattative di merito confrontando punti di vista diversi”. In caso contrario la federazione è pronta alla battaglia.
“Se pensano di procedere comunque – ha avvertito il leader della Fiom riferendosi a Fim, Uilm e Federmeccanica – devono sapere che noi non consideriamo legittimi quegli accordi. Per noi il contratto in vigore è quello del 2008” e “non abbiamo nessuna intenzione di accettare altre forzature”. Per questo “metteremo in campo tutto ciò che è possibile – ha proseguito Landini – sia sul piano contrattuale sia sul piano giuridico per difendere i diritti di chi lavora e l’esistenza di un contratto nazionale vero senza deroghe”. Anche perché quello che si sta facendo con il contratto nazionale “è una regressione e un imbarbarimento”. Di cui è causa la Fiat. Secondo la Fiom infatti il Lingotto “usa la crisi economica per cancellare i diritti dei lavoratori” al punto che “quando la crisi non ci sarà più non si avrà più neanche il contratto nazionale”. E in questa ‘guerra’ le tute blu della Cgil vogliono anche l’appoggio incondizionato di corso d’Italia. “E’ necessario che questa battaglia per la costruzione di una opposizione sociale a Confindustria e al governo per cambiare la situazione sul piano contrattuale e sindacale ma anche sociale, diventi nei prossimi giorni non solo la battaglia della Fiom e dei metalmeccanici – ha concluso Landini – ma la battaglia di tutta la Cgil”.”. Intanto, più in piccolo, continua anche la battaglia dei tre operai della Fiat di Melfi licenziati dall’azienda e poi reintegrati dal giudice del lavoro. Il leader della Fiom di Basilicata, Emanuele De Nicola, ha annunciato infatti l’avvio della “Marcia dei diritti e della democrazia” che da oggi e per 4 giorni vedrà protagonisti Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli. Dopo il presidio davanti ai cancelli della Sofim-Iveco di Foggia, l’iniziativa prevede manifestazioni a Cassino (Frosinone), a Pomigliano d’Arco (Napoli) e a Roma (sotto la sede del ministero della Giustizia). Con un obiettivo dichiarato: “Rivendicare i diritti dei lavoratori, la democrazia, il rispetto delle leggi e delle decisioni della magistratura”, ha chiosato De Nicola.