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martedì 29 novembre 2011

Landini: “Così si negano i diritti ai   lavoratori"



Al via i negoziati per i nuovi contratti. Ed è subito scontro tra Fiat e Fiom. Stamattina all’Unione industriali di Torino la sigla della Cgil ha abbandonato la trattativa lasciando un solo rappresentante come osservatore. Il motivo? Della propria delegazione di sedici persone ne mancavano circa dieci, bloccati fuori. L’azienda “non è stata in grado di garantire la governabilità della trattativa”, ha detto il responsabile del settore auto Giorgio Airaudo, anche se definisce quanto accaduto di mattina come “un incidente spiacevole”. Subito il Lingotto ha fatto sapere che “rispetta la decisione della Fiom, ma non accetta accuse infondate che sembrano costruite per nascondere la volontà di sottrarsi alla trattativa”. Ma la Fiom insiste: “Non approveremo mai contratti che negano diritti ai lavoratori”, come quello alla rappresentanza sindacale.

In ballo c’è la definizione dei nuovi accordi aziendali dopo l’annullamento degli accordi sindacali dello scorso 21 novembre. La prospettiva è l’estensione su scala nazionale del modello di Pomigliano, a cui la Fiom si oppone. Proprio per manifestare questo dissenso si era composto un presidio di alcune centinaia di operai iscritti al sindacato Cgil, ai Cobas e all’Ubs davanti alla sede dell’incontro. Alcuni dei sindacati di base volevano entrare e così la security ha chiuso l’ingresso lasciando fuori una decina di delegati della Fiom, tra cui Airaudo: “Fuori sono rimasto io con i rappresentanti di alcune altre fabbriche della Fiat, come quelli di Modena”.



Quando i dirigenti del Lingotto hanno dato inizio al vertice Maurizio Landini, segretario nazionale, ha chiesto di aspettare l’ingresso degli assenti. La proposta dell’azienda è stata un’altra: “Mi hanno detto di farci accompagnare dalla polizia – ha detto appena uscito -. La Fiat sta perdendo la testa ancora prima di cominciare. Non mi era mai capitato di essere invitato a una trattativa e a non poter entrare. Se l’azienda voleva dare un segnale, ci è riuscita”. Il Lingotto si è detto “dispiaciuto che la trattativa sia iniziata senza la presenza di Maurizio Landini”, ma ha voluto precisare che il suo è stato un “abbandono” dovuto al “fatto che una rappresentanza di Cobas impediva l’accesso a una parte della delegazione Fiom”.

Per i sindacalisti è l’ennesimo episodio per estromettere la rappresentanza dalle fabbriche. “Vogliono seguire il metodo usato con le carrozzerie ex Bertone per estendere il modello Pomigliano con il contratto di primo livello – ha spiegato il responsabile provinciale di Torino Federico Bellono -. Ciò che è uguale per tutti è la paga di base su livelli salariali minimi”. A questa base si aggiungerebbero man mano delle modifiche adeguate al tipo di fabbrica, ma “vengono cancellati diritti conquistati 50 anni fa”, ha detto Airaudo. “Anche ciò che era acquisito a livello di prassi”, ha aggiunto Landini. Tra i diritti anche quello alla rappresentanza sindacale: dal 1° gennaio la Fiom non sarà più presente a Mirafiori in base al referendum di gennaio, mentre il modello Pomigliano ammette solo delle rappresentanze sindacali aziendali (Rsa) nominate da una lista. “Noi della Fiom non faremo mai accordi che negano i diritti dei lavoratori. La rappresentanza sindacale è un diritto, non un dono che si può scambiare”, ha dichiarato Landini. Oltre a estromettere il principale sindacato dei metalmeccanici il Lingotto vuole anche indebolirlo economicamente: “In Fiat abbiamo 11 mila iscritti. Ciò vuol dire che la Fiat versa nelle casse della Fiom un milione di euro di contributi sindacali, e adesso vuole evitare di versarli”. Tuttavia è già pronto un altro piano con la campagna “Io voglio la Fiom in Fiat”, illustrata dal segretario generale.

“Al momento della consegna delle tessere chiederemo agli iscritti un euro in più per sostenere l’attività sindacale dei delegati Fiom in Fiat e consegneremo una spilletta. Per chi è esterno la spilletta costerà cinque euro. I cinquecento dipendenti della Fiom a livello nazionale invece pagheranno il doppio, il 2% del loro stipendio annuale”. E in vista della nomina delle Rsa “faremo un election day. Si voteranno i rappresentanti che saranno messi nella lista presentata all’azienda per l’approvazione”.

Questo potrebbe garantire alla Fiom la presenza nelle aziende del gruppo Fiat: “La Fiom è sopravvissuta a epoche storiche più dure, è sopravvissuta al fascismo e Marchionne non è il fascismo. È un manager e ora lo scontro è duro”, ha detto Airaudo.



DOMANI MERCOLEDI’ 30 NOVEMBRE 
ASSEMBLEA IN SCIOPERO DI 1 ORA

CONTRO L’ATTACCO DI FIAT AL CONTRATTO NAZIONALE E CONTRO LA DECISIONE  DI ESTENDERE L’ACCORDO DI POMIGLIANO A TUTTI I LAVORATORI E LE LAVORATRICI DEL  GRUPPO FIAT.

Dal prossimo Gennaio anche lo stabilimento di Jesi sarà investito dalla famosa Pomiglianizzazione che metterà in discussione il contratto nazionale, diritti indisponibili come lo sciopero e la malattia, la condizione di lavoro come il taglio delle pause. Impone inoltre che  orari e straordinari non siano più materia di contrattazione, ma sarà la sola Azienda a deciderli. In ultimo, toglie ai lavoratori il diritto di scegliersi il rappresentante e l’organizzazione sindacale alla quale aderire. Insomma viene meno il diritto sacrosanto delle lavoratrici e dei lavoratori a decidere democraticamente del loro destino di vita e di lavoro, fuori la fabbrica come dentro, come cittadini ancor prima che come lavoratori. L’incontro di oggi a Torino tra la Fiat e le O.O.S.S. rappresenta il prologo di ciò che accadrà a Gennaio. Dal nostro punto di vista tutto ciò non ha nulla a che fare né con la competitività  né con la qualità del prodotto. Ha invece molto a che fare con la volontà da parte di Fiat di  avere mano libera su tutto, di voler decidere di tutti gli aspetti della fabbrica e della vita delle lavoratrici e dei lavoratori.

E’ per questo che occorre rispondere con lo sciopero per dire No al peggioramento delle nostre condizioni di vita e di lavoro, e allo stesso tempo aprire  una discussione permanente con le lavoratrici e i lavoratori capace di mettere in campo una prospettiva di cambiamento. L’assemblea in sciopero si svolgerà nei seguenti orari:
                                              
                           primo turno e centrale  09.45-10,45
                           secondo turno               17,00-18,00
                           terzo turno                    04,00-5,00                              


      Jesi, 29 Novembre 2011                                La RSU della Fiom-Cgil

venerdì 25 novembre 2011

FIOM INFORMA
Nella giornata di ieri 24 Novembre 2011 si è tenuto presso l’Associazione Industriali Ancona l’incontro tra CNH ITALIA S.p.A. e le O.O.S.S. con la rispettive RSU. Nella sua esposizione l’Azienda ha descritto quanto segue.

Assetti occupazionali, i dipendenti attualmente in forza sono 960, operai 823 compresi i 40 contratti in somministrazione e i 14 lavoratori dello stabilimento CNH di Imola. Tutti e 40 saranno prorogati fino al 23 Dicembre. Dal 1 Dicembre saranno assunti 2 lavoratori di fascia protetta.

Produzione 2011, la produzione attuale giornaliera è di 136 trattori, 101 cabine, 40 trasmissioni, 4 TK. A fine anno la produzione complessiva dello stabilimento si attesterà a 26000 macchine prodotte.

Produzione 2012, viene intanto confermata la missione produttiva dello stabilimento di Jesi. L’Azienda ha comunicato che per i lanci e la messa in produzione delle nuove gamme sarà investita una somma pari a 2,5 milioni di euro. Per l’anno 2012 i volumi produttivi saranno sostanzialmente simili a quella del 2011 e viene inoltre escluso il ricorso alla Cassa Integrazione per i primi 3 mesi dell’anno. Tutto questo, a detta loro, potrebbe essere suscettibile di variazione a seguito delle turbolenze economico finanziarie determinate dalla crisi. Nei primi mesi del prossimo anno  a causa dei rinnovi delle gamme,  la produzione scenderà su tutti i reparti della fabbrica: Trattori da 136 a 124, Cabine da 101 a 93, Trasmissioni da 40 a 32.

Nuovi modelli 2012, l’Azienda procederà al rinnovo della maggior parte delle gamme prodotte all’interno dello stabilimento mediante l’introduzione dei nuovi motori TIER 4 e i lanci dei nuovi modelli con le seguenti tempistiche: APL( maggio-giugno); UTILITY MEDIUM (novembre 2012); TDD (restyling: giugno-settembre); SPECIALTY (giugno-settembre 2012). Viene confermata l’assemblaggio della Cabina APL TIER 4 a Jesi dal mese di Settembre.

WCM, L’Azienda ha sottolineato che nel 2012 lavorerà per incrementare il coinvolgimento e le attività WCM di tutti i lavoratori con lo scopo di raggiungere nella seconda metà del prossimo anno il Silver.

Questo è quanto ci è stato comunicato.


Ciò che pensa la Fiom

Se riteniamo positiva l’implementazione di nuovi modelli a Jesi, vediamo però con preoccupazione il fatto che non è escluso il ricorso alla cassa integrazione nel 2012. Oltre a questo è preoccupante il pesante calo produttivo alle Trasmissioni diretta conseguenza delle scelte che l’Azienda ha fatto negli anni. Tutto ciò è paradossale rispetto a ciò che ci veniva detto 5 anni fa con l’implementazione nel reparto del WCM: alla sbandierata eccellenza si è preferito il declino produttivo e occupazionale del reparto. Dal nostro punto di vista è un errore guardare solo ai volumi delle produzioni, alla quantità e non alla qualità strategica del sito produttivo jesino. Chiediamo allora che questa Azienda non rinunci ancora una volta a perdere lavorazioni come già visto in passato (ponti-macchine utensili) che da sempre danno valore aggiunto al saper fare dello stabilimento. Il futuro non è solo nella fabbrica cacciavite, occorre pensare anche a ciò che produciamo oltre che al come. Ciò è inoltre verificabile dalla cifra dell’investimento che CNH ITALIA ha intenzione di mettere a Jesi nel 2012 che è di molto minore rispetto agli altri stabilimenti del gruppo.

In merito al WCM continuiamo a pensare che la politica portata avanti dall’ Azienda in maniera unilaterale, acritica, senza alcuna contrattazione, con la creazione di una sorta di piccola “casta aziendalista” che è l’unica a trarne benefici non possa in alcun modo giovare ad un reale e positivo cambiamento della fabbrica.  

In ultimo ma ad oggi l’elemento fondamentale, l’Azienda non ha dato nessuna risposta in merito all’uscita del gruppo dalla Confindustria, e in merito alla lettera di recesso dataci nei giorni scorsi di tutti i contratti e gli accordi sindacali vigenti in fabbrica e che da 40 anni regolano la vita e i diritti dei lavoratori. Tutto viene rimandato all’incontro che si avrà tra Fiat e Organizzazioni sindacali nazionali martedì prossimo all’Unione Industriali di Torino il cui oggetto dell’incontro sarà l’applicazione della Pomiglianizzazione di tutto il gruppo e dello stesso stabilimento di Jesi.

N.B. Informiamo i lavoratori che si è preso impegno con Fim-Cisl e Uilm-Uil che con le ore rimaste di Assemblea Retribuita saranno proclamate 2 assemblee. La prima il 30 Novembre prossimo e la seconda a verifica degli incontri che nei prossimi giorni si terranno a livello nazionale tra Fiat e Organizzazioni sindacali sulla contro rivoluzione che l’Amministratore Delegato dottor Sergio Marchionne sta imponendo alle lavoratrici e ai lavoratori della Fiat. Ciò verrà fatto, come prevedibile, anche in presenza di posizioni sindacali diverse.

Jesi, 25 Novembre 2011                                             La RSU della Fiom-Cgil

giovedì 24 novembre 2011

I LAVORATORI DEVONO SAPERE!


La disdetta di tutti gli accordi aziendali, l’uscita dal contratto nazionale e l’estensione a tutti lavoratori del Gruppo Fiat dell’accordo di Pomigliano è un gesto che noi respingiamo perché indebolisce le lavoratrici ed i lavoratori del Gruppo Fiat, isolandoli da tutti gli altri lavoratori metalmeccanici. Cancella la storia contrattuale e normativa di ogni singolo stabilimento del gruppo azzerando tutti gli accordi aziendali esistenti.
Tutto questo avviene in un clima di incertezza sul futuro degli investimenti della Fiat negli stabilimenti italiani, dall’auto a i veicoli industriali, dalla componentistica alle macchine movimento terra. Si scaricano i costi della crisi in molti stabilimenti, già colpiti dalla cassa integrazione imponendo alle lavoratrici ed ai lavoratori turnazioni più lunghe senza contrattazione fino ai 18 turni, 120 ore di straordinario comandato, spostamento della mensa a fine turno, taglio di 10 minuti delle pause, penalizzazioni per i malati. Imponendo, anche, sanzioni ai lavoratori ed ai sindacati che dovessero attuare delle proteste. Tutto ciò in nome di un recupero di competitività e di affidabilità scaricato sulle condizioni di lavoro e di libertà delle lavoratrici e dei lavoratori.
Negli scorsi mesi avevano spiegato che non esisteva un modello Pomigliano, mentre in molti stabilimenti le gerarchie aziendali e le direzioni del personale si erano affannate a rassicurare i lavoratori che nelle altre fabbriche del Gruppo non sarebbe mai successo.
Ora, purtroppo, come noi avevamo sostenuto, coinvolge tutti
Infine, alle lavoratrici ed ai lavoratori verrà impedito, dal 1 gennaio, di scegliersi liberamente il proprio sindacato e di eleggere i propri rappresentanti sindacali che verranno, invece, indicati dal sindacato esterno alla fabbrica, limitando così la democrazia e la partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori.

Per queste ragioni la Fiom Cgil ha deciso di distribuire l’accordo di Pomigliano a tutti i lavoratori del Gruppo Fiat, in modo che, ognuno di noi, possa leggere e conoscere come cambieranno le condizioni di libertà e di lavoro a partire dal 1 gennaio.

Per queste ragioni abbiamo indetto 2 ore di sciopero con assemblea:

contro la cancellazione del CCNL, contro l’estensione degli accordi di Pomigliano a tutte le lavoratrici e i lavoratori del Gruppo Fiat!

SI RIPARTE DAL NO AL GOVERNO MONTI


Mi dispiace tanto, ma questa volta non sono proprio d’accordocon il mio amico Marco Revelli. In tutti questi anni ci siamo sempre trovati dalla stessa parte. Questa volta no. Io non bacio il rospo e mi preparo a fare tutto quel che mi è possibile per mandarlo via.
Confesso che non sono sceso in piazza con la bandiera tricolore per festeggiare la caduta di Berlusconi. Ho passato questi ultimi 17 anni a combattere Berlusconi, la sua cultura, le sue prepotenze. Prima ho fatto lo stesso con il suo maestro Craxi. Eppure la sera del 12 novembre non l’ho sentita come una liberazione. I paragoni storici che si stanno facendo mi paiono fuorvianti. Come Marco Revelli non vedo nessun 25 aprile in atto. Non mi risulta che il governo di allora fosse di larghe intese tra Cln e Repubblica sociale. Ma non vedo nemmeno un chiaro 25 luglio, se non per l’annuncio del governo Badoglio: “la guerra continua”.
Se proprio si deve ricorrere ai paragoni storici, bisogna tornare all’Europa del 1914. Al suicidio di un continente nel nome della guerra e del nazionalismo, e alla corrispondente dissoluzione di gran parte della sinistra socialdemocratica e dei sindacati. Oggi per fortuna non siamo (ancora?) a quel punto ma è sicuramente in atto un suicidio e una dissoluzione dell’Europa e della sinistra in essa. La guerra del debito, scatenata in tutto il continente, sta mettendo in crisi democrazia e conquiste sociali. Tutti i governi europei sono soggetti alle stesse scelte e agli stessi indirizzi economici. Poi, benignamente, questa tirannia finanziaria ci concede la facoltà di accettarla. Ma non si può dire di no. Il governo Greco è stato destituito perché voleva fare un referendum. In Italia le elezioni politiche immediate farebbero salire lo spread e quindi non si fanno.
A me tutto è più chiaro da un anno e mezzo, da quando Marchionne disse agli operai di Pomigliano che se volevano lavorare nell’epoca della globalizzazione, dovevano rinunciare a tutti i loro diritti. E aggiunse che potevano solo votare sì al referendum sul suo diktat, perché il no avrebbe comportato la distruzione dell’azienda. Marchionne, fino a poco tempo prima incensato come borghese illuminato, così come oggi Monti, ottenne il consenso pressoché unanime del parlamento italiano.
Il governo Monti è espressione diretta del grande capitale italiano e internazionale, con suoi intellettuali organici di valore. E’ la prima volta che questo avviene nella storia della nostra repubblica ed è sicuramente un segno della crisi totale della classe politica. In questi venti anni il padronato italiano ha alternato politiche di rottura populista e politiche di concertazione democratica. L’obiettivo era sempre lo stesso, contenere il salario ed estendere flessibilità e precarietà, allargare la sfera del profitto con le privatizzazioni. Quando le condizioni lo permettevano e si sentiva particolarmente forte, il padronato italiano ricorreva a Berlusconi e alla destra. Se la risposta sociale e politica cresceva, allora si tornava alla concertazione. Quest’ultima ammorbidiva le scelte, le rallentava, ma non ne fermava la direzione di fondo.
La novità è che oggi il sistema economico dominante salta qualsiasi mediazione politica, non si fida più non solo di Berlusconi, ma anche dell’opposizione e decide di agire in proprio. Altro che governo tecnico, questo è uno dei più politici e ideologici tra i governi della repubblica. E’ il governo che più nettamente sposa l’ideologia neoliberale.
La crisi economica mondiale ha travolto la ridicola classe politica italiana, così come è toccato ad altre del continente. Non bisogna credere ai complotti, anche se oggi la stampa annuncia un programma segreto della Germania per controllare le economie in crisi. Sarà quindi un puro caso, ma tutti i paesi piigs sono stati posti rapidamente sotto controllo. Se si fossero messi assieme, se avessero fatto una comune politica del debito, come a un certo punto i paesi dell’America Latina, banche tedesche e Fondo monetario internazionale sarebbero dovuti venire a patti. La ridicola classe politica europea è invece stata facilmente travolta e commissariata.
Anche a me fa piacere la sobrietà e lo stile del nuovo governo, contrapposto ai nani e alle ballerine, ai bordelli, alle barzellette che facevano piangere, al degrado culturale e civile che ispirava quello precedente. Tuttavia la mia esperienza sindacale mi ha insegnato che il padrone per bene, quello che dice “siamo tutti nella stessa barca tutti dobbiamo fare gli stessi sacrifici”, può farti molto più male del padrone sfacciato e impresentabile.
Questo governo ha un mandato chiaro, quello della Bce. E’ il mandato di quel capitalismo internazionale che pensa di affrontare la sua stessa crisi con riforme neoliberali, come negli ultimi trent’anni. Con la solita ipocrisia dell’equità e del rigore, si mettono in discussione ancora una volta i diritti pensionistici dei lavoratori, la tutela contro i licenziamenti, i diritti contrattuali, i diritti punto e basta. Si risponde al referendum sull’acqua con le privatizzazioni e si annuncia quella mostruosità giuridica ed economica del pareggio di bilancio in Costituzione. Si risponde agli studenti in sciopero esaltando la riforma Gelmini. Sì, certo, la sobrietà del governo produrrà dei contentini. Un po’ di privilegi di casta politica verranno tagliati, ma solo per giustificare i sacrifici sociali. Si annuncia che non ci sarà massacro sociale. Ma questo è già in atto. E’ la crisi, è la recessione che stanno producendo una drammatica selezione sociale. Il governo può anche non volere il massacro, ma se opera con riforme neoliberali lo agevola e lo accresce.
E’ la ricetta neoliberista che è destinata a fallire. Perché non si riuscirà, per quanti sacrifici si impongano, a far ripartire il meccanismo della globalizzazione. Per questo sarebbe necessario prima di tutto prendere atto della crisi di sistema, cosa che Monti nella sua relazione programmatica si è ben guardato dal fare. E costruire una vera alternativa. Il debito non può essere pagato da un’economia in recessione, pretendere di farlo a tutti i costi significa aggravare la recessione e appesantire il debito. E’ successo alla Grecia e succederà all’Italia, nonostante la professionalità di Monti.
Bisogna partire dall’opposizione al nuovo governo per costruire un’alternativa economica, sociale e politica al programma della Bce e del capitalismo internazionale. Sarà dura, ma si riparte dal no a questo governo.
Giorgio Cremaschi – da il manifesto
(23 novembre 2011)

mercoledì 23 novembre 2011

Conferenza Stampa MAURIZIO LANDINI

          
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PERCHE’ QUESTA PUBBLICAZIONE?


La FIOM-CGIL ha deciso di stampare questo opuscolo che riproduce integralmente
l’accordo del 29 dicembre 2010 e distribuirlo a tutte le lavoratrici e a tutti i lavoratori 
della Fiat, perché pensiamo sia importante garantire un’informazione completa, 
dettagliata e trasparente sui contenuti dell’accordo firmato con Fiat da Fim, Uilm, 
Fismic, Ugl e Associazione Quadri e Capi.
I cambiamenti in negativo previsti nell’accordo sulle condizioni di lavoro e sui diritti 
dei lavoratori, sono di una radicalità tale che è opportuno che i diretti interessati 
sappiano cosa è stato firmato in modo non filtrato da alcun tipo di sintesi.
La FIOM-CGIL, come noto, non ha firmato l’intesa di Pomigliano che, dopo Mirafiori 
e la ex Bertone, oggi viene proposta a tutti i dipendenti delle Società del gruppo Fiat in
sostituzione del contratto nazionale di lavoro isolando così i  lavoratori della Fiat da 
tutti gli altri lavoratori metalmeccanici. 


Noi non abbiamo  firmato  perché in quelle intese sono previste:


•   la cancellazione del Contratto Nazionale dei Metalmeccanici;
•   il peggioramento delle condizioni di lavoro e della salute con il taglio delle 
    pause per il riposo;
•   l’intensificazione della prestazione lavorativa con la disdetta, già avvenuta, di   
    importanti  accordi sindacali sulle saturazioni massime individuali e sulle  
    maggiorazioni minime da assegnare ai cicli di lavoro;
•   una penalizzazione economica sulla retribuzione dovuta in caso di malattia;
•   il salario nominale non aumenta. La retribuzione potrebbe aumentare solo 
    nell’eventualità che siano utilizzati straordinari e turnistiche più gravose;
•   la riduzione nei fatti del salario reale in quanto nulla è previsto sul Premio di 
    Risultato che già nel 2010  e nel 2011 non è stato erogato nella quota prevista a  
    Luglio;
•   la cancellazione dei rappresentanti sindacali eletti dai lavoratori (R.S.U.) sostituiti 
    dalle RSA nominate dai soli sindacati firmatari;
•   la possibilità di sanzionare individualmente il lavoratore e le organizzazioni 
     sindacali in caso di non rispetto delle clausole previste (limitazione del diritto 
     di sciopero).


Per la FIOM-CGIL soluzioni in grado di dare risposte industriali e occupazionali, 
rispettose della salute e dei diritti dei lavoratori, potevano essere trovate se ci fosse 
stata la  volontà e la chiarezza sui progetti industriali in Italia, il mantenimento dei 
diritti e del ruolo generale del contratto nazionale. Per queste ragioni pensiamo che 
fermare questa deriva è ancora possibile. La consapevolezza e la conoscenza dei 
lavoratori di ciò che sta accadendo è il primo passo da compiere.

40 ANNI DI CONQUISTE NEL SECCHIO


Comunichiamo ai lavoratori e alle lavoratrici che stamane alle ore 10 l’Azienda ha convocato la RSU comunicandole la disdetta da parte di  CNH ITALIA a partire dal 1 Gennaio 2012 di tutti i contratti applicati in fabbrica e di tutti gli accordi sindacali maturati in 40 anni di lotte e di contrattazione sindacale in Fiat, così come avvenuto nell’Auto ieri l’altro.
La RSU della Fiom ritiene la scelta unilaterale dell’Azienda inaccettabile e il prologo all’estensione dell’accordo capestro di Pomigliano a tutti i lavoratori del gruppo Fiat che peggiora le condizioni di lavoro e sancisce la fine del Contratto Nazionale, Jesi compresa.
Informiamo inoltre i lavoratori che già a partire da questo pomeriggio la RSU della Fiom assieme al suo segretario regionale Giuseppe Ciarrocchi si riunirà per fare il punto della situazione, e valutare le possibili iniziative anche in concomitanza dell’indirizzo della Fiom Nazionale; questo tenendo in considerazione anche il fatto che domani 24 Novembre è previsto un incontro in Associazione Industriali Ancona tra Fiat e O.O.S.S. alle ore 10 di particolare importanza in merito non solo a quanto sta accadendo in Fiat ma anche rispetto ai volumi produttivi e occupazionali del 2012.


23 Novembre 2011                             La RSU della Fiom Cgil

giovedì 17 novembre 2011


   
Fiom. Landini: “Da una prima valutazione del discorso di Monti esprimiamo forte preoccupazione. Inaccettabili interventi sulle pensioni e l’intenzione di Fiat di estendere l’accordo di Pomigliano a tutto il Gruppo”

Il segretario generale della Fiom-Cgil, Maurizio Landini, ha rilasciato la seguente dichiarazione, al termine del Comitato Centrale.

“Da una prima valutazione delle linee programmatiche annunciate oggi dal premier Monti emerge una forte preoccupazione, poiché sembra prevalere una logica di contenimento della spesa pubblica, senza che si delineino quelle discontinuità necessarie per favorire una crescita sostenibile fondata sul lavoro e la sua qualità e su una reale ripresa degli investimenti pubblici e privati.”
“La Fiom giudica non accettabili interventi sulle pensioni per fare cassa e cancellare quelle di anzianità né interventi sul mercato del lavoro che mettano in discussione l’art. 18 e che non riducano la precarietà.”
“La Fiom giudica necessario istituire una vera patrimoniale, combattere seriamente l’evasione fiscale e la corruzione, estendere gli ammortizzatori sociali in alternativa ai licenziamenti e alle chiusure di stabilimenti, cancellare l’art. 8 e indicare un reale cambiamento che intervenga sulle ragioni che hanno prodotto la crisi.”
“In particolare, la Fiom ritiene necessario battersi per la cancellazione dell’art. 8 con tutte le iniziative possibili, compresa la raccolta delle firme per indire un referendum.”
“Giudichiamo inoltre inaccettabile l’intenzione manifestata dalla Fiat di estendere a tutto il Gruppo il modello Pomigliano in sostituzione del Ccnl e in violazione allo Statuto dei lavoratori.”

Fiom-Cgil/Ufficio Stampa

Roma, 17 novembre 2011

mercoledì 16 novembre 2011

2012

Fino ad oggi il tanto acclamato piano industriale Fabbrica Italia ha prodotto chiusure e tanta Cassa Integrazione in quasi tutti gli stabilimenti del gruppo Fiat. Invece di far uscire dalle linee di montaggio macchine, camion o trattori, l’Azienda ha scelto di mettere in discussione diritti e libertà delle lavoratrici e dei lavoratori di Pomigliano e Mirafiori. Diritti per lo più indisponibili come malattia, sciopero, turni, straordinario, pause sulle linee di montaggio, il diritto dei lavoratori  a scegliere da chi farsi rappresentare in fabbrica: da oggi è solo l’Azienda a decidere.
Tutto questo, a partire dal prossimo Gennaio, potrebbe chiamare in causa anche i lavoratori dello stabilimento Fiat CNH di Jesi. Sergio Marchionne ha infatti ampiamente manifestato l’intenzione che all’ uscita di Fiat da Confindustria, e quindi dal perimetro del contratto nazionale,  avrebbe  fatto seguito l’estensione del modello Pomigliano a tutti i lavoratori di Fiat. Questo con buona pace di Fim e Uilm, che già si sono dette pronte a firmare un Contratto Aziendale di primo livello del gruppo Fiat valido per tutti, Auto e Industrial. Ciò butterebbe nel secchio la contrattazione nazionale, erga omnes e solidaristica, che da 60 anni rappresenta lo strumento di maggior tutela che hanno i lavoratori dal ricatto del mercato e dei padroni; e imporrebbe le condizioni capestro di Pomigliano a tutti i lavoratori del gruppo. Da notare, che sono le stesse organizzazioni sindacali che avevano detto e stradetto che quell’accordo valeva solo per Pomigliano, e che il contratto nazionale non era in discussione.
La RSU della Fiom-Cgil ritiene fondamentale quindi che già a partire dal prossimo incontro in Assindustria Ancona previsto per la prossima settimana, l’Azienda Fiat CNH Italia dia risposte chiare sui seguenti argomenti:
- uscita di Fiat da Confindustria a partire dal 1 Gennaio 2012;
- prospettive produttive e occupazionali dello stabilimento di Jesi relative al prossimo anno;
- continuiamo infine a ritenere inaccettabile che una Azienda come questa, che nonostante la crisi ha prodotto utili,  non paghi per 2 anni consecutivi il Premio di Risultato ai suoi lavoratori. La Fiom le lavoratrici e i lavoratori continuano a chiederlo.


Jesi, 19 Novembre 2011                                           La RSU della Fiom-Cgil            

martedì 15 novembre 2011



IL RICATTO DELLA FIAT


Loris Campetti

In poche ore la Fiat ha annunciato la chiusura anticipata dello stabilimento di Termini Imerese - prima ancora dell'eventuale firma dell'accordo tra il nuovo aspirante acquirente e i sindacati - e ha minacciato la Fiom di chiuderne un altro, la ex Bertone, se i metalmeccanici della Cgil non rinunceranno a ricorrere al giudice per chiedere l'applicazione di una sentenza a essa favorevole emessa da un altro giudice. Il ricatto, la prepotenza di chi si ritiene impunibile e improcessabile, l'uso volgare della crisi per cancellare ogni dissenso e azzerare ogni diritto, sono pratica corrente di Sergio Marchionne. 
Dietro la pistola puntata alla tempia di mille lavoratori piemontesi c'è nascosto un cannone: l'intenzione di estendere il modello Pomigliano a tutti gli stabilimenti del gruppo, nell'auto, nei camion, nei trattori, non più negli autobus perché la fabbrica campana dell'Irisbus l'ha già chiusa. Di conseguenza, i 70 mila lavoratori per ora sopravvissuti alla mannaia del manager dei due mondi vedrebbero cancellato il contratto nazionale, sostituito da uno aziendale «vuoto» imposto con la forza. Se si cancella alla Fiat, il contratto nazionale non esiste più.
Alla ex Bertone i due terzi dei dipendenti sono della Fiom, ma non possono ribadirlo con il voto perché un gruppo di compagni di merenda ha deciso di impedirlo. Fiat, Fim e Uilm stanno boicottando il rinnovo delle Rsu, perché tanto dal 1° gennaio non esisteranno più i delegati, ci saranno soltanto non-rappresentanti non-eletti ma nominati dai sindacati complici, grazie al modello Pomigliano. Come dice il segretario della Fiom Maurizio Landini, se si impedisce ai lavoratori di votare - oltre che di scioperare e ammalarsi - «è per fotterli». Sembra una metafora dell'Italia di queste ore: se si impedisce ai cittadini di votare, non sarà anche in questo caso per fotterli? La metafora viene in mente rileggendo un passo di un'intervista di qualche mese fa del Corriere a Mario Monti, in cui quest'ultimo lamenta «la maggiore influenza avuta dalla cultura marxista e la quasi assenza di una cultura liberale» in Italia. Ma non dispera, il presidente del consiglio incaricato: «Tutto questo può venir superato. L'abbiamo visto di recente con le due importanti riforme dovute a Mariastella Gelmini e a Sergio Marchionne. Grazie alla loro determinazione verrà un po' ridotto l'handicap dell'Italia nel formare studenti, nel fare ricerca, nel fabbricare automobili».
Se sono questi i modelli di Monti, vuol dire che il punto di programma sul lavoro del governo che dovrebbe prendere il posto di quello sfiduciato dalle borse è già scritto, ed è la fotocopia di quello partorito da Sacconi. Solo che, per lo meno, contro Sacconi c'era una qualche timida opposizione politica mentre Monti è il Salvatore della Patria, molto più che l'Unto del Signore. 

martedì 8 novembre 2011



"Il forte si mesce col vinto nemico. Col novo signore rimane 

l'antico. Dividono i servi, dividon gli armenti."


Così Alessandro Manzoni scriveva nell'"Aldelchi", per ricordare agli italiani che 

non potevano affidarsi a un cambiamento di padrone per avere la libertà.


SABATO 12 NOVEMBRE SCIOPERO DELLO STRAORDINARIO

Nell’incontro tenutosi oggi tra la Direzione di CNH Italia e la RSU dello stabilimento l’Azienda ci ha comunicato che Sabato 12 Novembre prossimo comanderà allo Straordinario (quota esente) i lavoratori per il reparto Cabine linee C1-C2-C3. 

L’Azienda ha motivato la scelta di fare straordinario produttivo alle Cabine per l’insorgere di una maggiore richiesta di mercato di trattori APL.

Il punto che a noi pare ad oggi incomprensibile è come mai da oltre un anno a questa parte, l’Azienda non è stata capace di creare un equilibrio produttivo tra i reparti. La produzione delle Cabine non riesce infatti a sopperire da tempo al fabbisogno giornaliero della produzione in officina 2, tale da richiedere spesso e volentieri l’uso dello Straordinario del reparto per recuperare le mancanze ai Trattori.

Notiamo inoltre come la scelta di ammucchiare tutti i sottogruppi in linea (alle cabine si lavora uno sopra l’altro), e il Wcm fatto in maniera acritica, hanno creato sulle linee una rigidità dell’organizzazione del lavoro, che di fatto impedisce di modificare con efficacia le produzioni con il cambio di cartelle, come sempre fatto in passato.

E’ evidente quindi una incapacità a gestire la produzione nello stabilimento che aggiunge solo costi più alti alla produzione del trattore. Altro che flessibilità. Tutto ciò significa soltanto produrre un trattore spendendo di più! Soldi che sarebbe stato meglio redistribuire alle lavoratrici e ai lavoratori, pagando il saldo del PDR o riconoscendo i 100 euro aggiuntivi a sabato straordinario. Tutto ciò a fronte di un problema, quello del salario, che i lavoratori non possono più vedersi rinviare.

La verità è invece che questa Azienda ha altro per la testa. Da oltre 2 anni non  aumenta il salario ai suoi lavoratori e non redistribuisce nulla di ciò che guadagna scaricando su tutti noi i costi della crisi. Estende a tutti il modello Pomigliano che peggiora di fatto la nostra condizione di vita e di lavoro e mette in discussione il contratto nazionale, i diritti, le tutele e le  libertà che la Costituzione riconosce alle lavoratrici e ai lavoratori.


Jesi, 8 Novembre 2011                                   La RSU della Fiom-Cgil

lunedì 7 novembre 2011


Piattaforma Fiom. Il 95,16 delle lavoratrici e dei lavoratori approva la piattaforma


Si è conclusa la consultazione sulla piattaforma Fiom per il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici.
Su oltre 372.000 lavoratrici e lavoratori votanti, il 95,16% ha approvato la piattaforma.
I votanti sono stati nettamente superiori rispetto al numero complessivo degli iscritti alla Fiom che per la consultazione sull'accordo interconfederale del 28 giugno hanno votato in circa 137.000.
Molto alta è la percentuale del 61,47% dei votanti rispetto agli aventi diritto, superiore alla media delle consultazioni precedenti.
Vanno infine considerate le molte chiusure e le aziende coinvolte dalla cassa integrazione – soprattutto in grandi realtà – che, insieme all'assenza dell'ora di assemblea di organizzazione (già consumata), hanno reso impossibile il coinvolgimento di una platea più ampia.
Un valore particolare va attribuito al dato relativo al Gruppo Fiat dove, negli stabilimenti in cui è stato possibile, le lavoratrici e i lavoratori hanno partecipato massicciamente al voto, nonostante le scelte di Marchionne li abbiano esclusi dal contratto nazionale.


Referendum sulla piattaforma Fiom per il rinnovo del Ccnl 2012-2014:
. I dati territoriali 
. I dati nel Gruppo Fiat 

giovedì 3 novembre 2011

COMUNICATO FIOM


Nell’incontro avutosi oggi tra la Direzione di CNH Italia stabilimento di Jesi e la RSU le parti hanno convenuto la sospensione dell’attività lavorativa dello stabilimento per il periodo dal 27 Dicembre 2011 al 2 Gennaio 2012 compresi. 

L’attività lavorativa riprenderà quindi il giorno 3 Gennaio 2012.
Per la copertura retributiva di queste giornate si farà ricorso alla fruizione dei PAR destinati alla chiusura collettiva, nonché ad altre spettanze fruibili a livello individuale.

Fermo restando quanto sopra, l’Azienda ha specificato quanto segue: dietro richiesta del lavoratore al caposquadra sarà possibile, per chi  fosse sprovvisto della copertura, farsi anticipare fino a 3 PAR del 2012 in alternativa al permesso non retribuito.


Jesi, 2 Novembre 2011                      La RSU della Fiom-Cgil