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giovedì 30 giugno 2011

Comitato Centrale Fiom Cgil
30 giugno 2011


Ordine del giorno:
Il Comitato Centrale della Fiom-Cgil approva la relazione del Segretario generale della Fiom.
Il Comitato Centrale dà mandato al Segretario generale di rappresentare al Comitato Direttivo della Cgil, oltre al giudizio sull’accordo, nel rispetto dello Statuto della Fiom in merito alla democrazia sindacale la seguente posizione:
1) Lo svolgimento di una consultazione delle iscritte e degli iscritti alla Cgil interessati dall’intesa Confindustria, Cgil, Cisl, Uil, attraverso il loro pronunciamento vincolante con voto certificato, come previsto dall’articolo 6 dello Statuto Cgil.
2) La sospensione della firma fino all’esito finale della consultazione.
3) La realizzazione di assemblee in tutti i luoghi di lavoro nel corso delle quali dovranno essere rappresentati e illustrati i contenuti e i diversi giudizi sull’accordo.Sulla base delle decisioni assunte dal Comitato Centrale del 30 maggio 2011 l’organizzazione è impegnata ad ogni livello per la costruzione della Piattaforma per il rinnovo del Ccnl che sarà varata dall’Assemblea nazionale Fiom il 22 e 23 settembre e sarà sottoposta a approvazione dalle lavoratrici e dai lavoratori con un voto referendari.
                                                                                      
Relazione introduttiva di Maurizio Landini                                                                                                                         Approvato all’unanimità

                                                          

CNH JESI - 3 ORE E MEZZO DI SCIOPERO PER IL PREMIO DI RISULTATO 2011

Ieri 29 Giugno 2011 le lavoratrici e i lavoratori dello stabilimento CNH di Jesi si sono fermati in sciopero (hanno aderito tutte le sigle sindacali) con una adesione che è andata oltre il 75%, per 3 ore e mezzo alla fne di ogni turno lavorativo, in dissenso e per cambiare la scelta di Fiat Industrial di non elargire alcun euro a saldo del Premio di Risultato sulle buste paga di Luglio.
Dopo tre anni di crisi CNH realizza utili (quelli del 2010 doppi rispetto a quelli del 2009), spartisce dividendi e dà nelle mani dei Professional dello stabilimento (dal 6° quadro in su) dai 4 ai 7 mila euro a testa, a seguito degli obiettivi raggiunti.
Ciò avviene grazie al sudore e alla fatica di chi da tre anni tutti i giorni, paga col proprio salario tutta la crisi , e a cui ingiustamente non viene riconosciuto nulla: ammonterebbero infatti a oltre 5000 euro i soldi sottratti ai lavoratori dalla CIGO e dal mancato riconoscimento del saldo PdR, se Fiat confermasse la scelta anche quest'anno. Oltre al danno, la beffa!
Dalle assemblee è emersa invece la necessità di un Coordinamento tra i vari stabilimenti di Fiat Industrial capace portare avanti assieme e rimettere al centro la questione del salario aziendale. Chiediamo quindi con forza la convocazione di un tavolo con Fiat che prenda in seria considerazione ciò che non è più rinviabile: il saldo del premio di risultato a Luglio 2011.

Jesi, 30 Giugno 2011    La RSU della Fiom Cgil di Jesi

ACCORDO EPOCALE di Loris Campetti - il manifesto -

Adesso non potrà più dire che mentre in America lo osannano qui in Italia gli tirano i gatti morti sul finestrino. Adesso anche da noi qualcuno lo ama. Sergio Marchionne, filosofo del Dopo Cristo, ha vinto su tutta la linea. Dopo aver cooptato Cisl e Uil alla sua corte, dopo aver dettato le regole alla Confindustria con un ricatto - o cambiate tutto come dico io o vi saluto - analogo a quello a cui sono stati sottoposti gli operai di Pomigliano - o rinunciate a diritti e dignità o chiudo e vi mando tutti a spasso - l'amministratore delegato della Chrysler-Fiat ha sbancato anche in Corso d'Italia. Incassa la resa della Cgil guidata da Susanna Camusso.

Adesso i contratti nazionali sono derogabili dunque non esistono più, siglando così la fine del basilare principio di solidarietà che ha regolato il lavoro nel secondo dopoguerra del Novecento. Adesso gli operai non possono più votare gli accordi e i contratti, firmati per loro conto da apparati sindacali sempre più organici al blocco di regime e dunque sempre meno sindacati. Adesso gli operai non possono scioperare, essendo stata sancita una «tregua». Come se il crollo di vendite di automobili Fiat in Italia e in Europa dipendesse da chi lavora alla catena di montaggio di Mirafiori o di Pomigliano, come se le tute blu avessero le braccia conserte per dimostrare la loro novecentesca aggressività e non perché non hanno nulla da costruire.
Tutto questo è avvenuto a Roma, nella dependance della Confindustria su cui erano puntati gli occhi dei lavoratori e di tutti quei cittadini e quelle cittadine che, insieme alla Fiom, avevano alzato il vento democratico del cambiamento. Adesso la strada si fa difficile e bisognerà riprendere a pedalare in salita tra le secchiate non di acqua rinfrescante ma di fango. Si è chiusa un'epoca, gridano gioiosi padroni e sindacati, plaudono i ministri, va fuori dalle righe persino il normalmente sobrio Sole 24 Ore, organo dei confindustriali che spara «Una firma per un'epoca nuova». Il Pd è contento, ma pensa un po'.
Siamo alla fine della storia? Lasciamo in pace Fukuyama, la storia non procede mai in modo rettilineo. Tra le parole di un accordo scritto nel fango e la realtà c'è di mezzo una variabile: le persone in carne e ossa, i lavoratori e tutti quelli che pensano al lavoro come a un bene comune e che non sono soli, hanno dalla loro la Fiom che «resiste ora e sempre all'invasore» come il villaggio gallico di Asterix e Obelix. Resiste e scompagina le carte ricordando a potenti e poveracci che ci sono diritti intangibili validi per tutti (sennò si trasformano in privilegi) che la dignità delle persone viene prima dei profitti. Bisognerà tenere i nervi a posto, tutti quelli che non intendono adeguarsi al modello sociale imposto da Marchionne dovranno tenere i nervi a posto. Perché la storia continua. La generosa battaglia della Fiom è una battaglia per la democrazia, perciò è una battaglia generale. Ma la Fiom, e gli operai, da soli non ce la possono fare. Non dobbiamo lasciarli soli.