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sabato 8 ottobre 2011


Assemblea nazionale Fiom-Cgil delegate e delegati Gruppo Fiat 
Roma, 8 ottobre 2011 


Documento finale  


L'Assemblea delle delegate e dei delegati della Fiom-Cgil del Gruppo Fiat, confermando le scelte già 
compiute nell'Assemblea nazionale del 18 novembre 2010, ritiene inaccettabili, dopo la Cnh di 
Imola e dell'Alfa di Arese, le chiusure degli stabilimenti Irisbus di Valle Ufita e Fiat auto di Termini 
Imerese. In assenza di soluzioni industriali affidabili e del mantenimento di tutta l'attuale 
occupazione per questi siti e per il loro indotto,  alla Fiat deve essere impedito il disimpegno da 
parte del Governo e delle Istituzioni locali. Questi territori rischiano la desertificazione industriale 
che può estendersi all’intero paese se non contrastata e fermata da una politica industriale che 
parta dal blocco dei licenziamenti e individui le produzioni utili a una mobilità sostenibile e a un 
diverso modello di sviluppo. 
La Fiat-Chrysler deve ancora al paese un piano industriale con modelli certi, volumi attesi e tempi 
di avvio stabiliti per ogni stabilimento dell'auto. Deve essere ancora definita dopo lo  spin-off la 
nuova missione produttiva di Fiat Industrial e la necessaria copertura degli investimenti, evitando il
rischio di una svalutazione di questo patrimonio produttivo inamovibile dal paese. Anche per 
queste ragioni reiteriamo la nostra richiesta di un tavolo nazionale, che coinvolga il governo e gli 
enti locali interessati, sugli impegni che la Fiat prende nei confronti del paese e delle lavoratrici e 
dei lavoratori Italiani. In assenza di un accordo nazionale condiviso da tutti i lavoratori e le 
lavoratrici del gruppo Fiat, ogni stabilimento viene lasciato a se stesso e messo contro gli altri. Noi 
come rappresentanti sindacali della Fiom-Cgil del gruppo Fiat ribadiamo la nostra volontà di 
operare sindacalmente come un Coordinamento di gruppo a partire dalla riconquista di un 
contratto nazionale che deve essere applicato anche a tutte le lavoratrici e i lavoratori degli 
stabilimenti Fiat in Italia.  
Per queste ragioni e a maggior ragione dopo l'uscita dalla Confindustria di tutto il gruppo Fiat, ci 
impegnamo in ogni singolo sito Fiat a sostenere la riconquista del Contratto nazionale di lavoro a 
partire dalla Piattaforma nazionale della Fiom-Cgil approvata a Cervia. 
Rivendichiamo un saldo del Pdr di 1.000 euro senza  condizioni ulteriori a ciò che e previsto 
dall’ultimo accordo integrativo 2006, approvato dalle lavoratrici e lavoratori del gruppo, visti anche
gli aumenti ad personam che la Fiat ha riconosciuto alla gerarchia aziendale. Respingiamo aumenti 
aziendali che, come quello elargito separatamente in Sevel, si configurano come veri e propri 
"premi anti sciopero", gravemente penalizzanti per la malattia e la maternità. 
Di fronte alla richiesta di lavoro straordinario la Fiom chiede prioritariamente incrementi 
occupazionali che abbiano a riferimento lavoratrici e lavoratori eventualmente espulsi da quei siti 
negli ultimi 36 mesi e che si individuino in ogni stabilimento percorsi di stabilizzazione per 
eventuali lavoratori atipici presenti nei siti. A fronte della richiesta di un aumento della turnazione
oltre i 15 turni si richiede una riduzione dell’orario di lavoro privilegiando forme di scorrimento e
l'istituzione di squadre aggiuntive.
Dove prosegue l'uso di ammortizzatori sociali, per crisi o per ristrutturazione, vanno privilegiati tutti
quegli strumenti che consentono il mantenimento del posto di lavoro, la non dispersione e
depauperamento delle professionalità e la difesa del reddito e del rapporto con il lavoro (ad
esempio i contratti di solidarietà).
Nelle diverse realtà produttive la Fiat approfitta  della crisi per peggiorare le condizioni dei
lavoratori, anche attraverso l'introduzione di nuove metriche del lavoro (come Ergo-Uas).
La Fiom ribadisce che l'applicazione delle metriche del lavoro è di assoluta responsabilità
dell'impresa senza vincoli per il sindacato. Vanno per noi invece garantiti, sulla metrica del lavoro,
alle lavoratrici, ai lavoratori e ai rappresentanti sindacali, informazione preventiva, possibilità di
verifica e controllo, con un apposito monte ore aggiuntivo, che garantisca l'agibilità sindacale.
Mantenimento e/o riconquista dei quaranta minuti di pausa sulle linee di montaggio. Nelle
condizioni di lavoro ripetitive e gravose va tutelata e garantita la salute e la sicurezza dei lavoratori.
Respingiamo qualunque tentativo di esclusione e limitazione della presenza e libertà d'azione
sindacale, come confermato dalla sentenza del tribunale di Torino che, condannando la Fiat per
attività antisindacale, restituisce alle lavoratrici e ai lavoratori il diritto a scegliersi la rappresentanza
sindacale liberamente. La libertà di sciopero, d'assemblea, di riunione, il diritto a eleggere
direttamente i rappresentanti dei lavoratori non può essere limitato da sanzioni e procedure che
vadano al di là della Costituzione italiana. Va garantita la parità di genere e la tutela contro ogni
discriminazione in tutti gli stabilimenti del gruppo.
Il Governo ha una grave responsabilità nell'avere lasciato soli i lavoratori e le lavoratrici del gruppo
Fiat, nel non aver garantito sino ad oggi, con certezza, al paese la continuità e lo sviluppo
dell'industria dell'autoveicolo che resta un settore strategico e ad alta diffusione tecnologica per il
nostro paese. L'unico intervento messo in campo è stato l'articolo 8 nella recente manovra
finanziaria correttiva, che si configura come una legge per la Fiat, provvedimento di dubbia
costituzionalità e di cui noi chiediamo la cancellazione, non escludendo nessun strumento, dopo i
ricorsi di incostituzionalità, fino anche alla raccolta di firme per un referendum abrogativo.
L'assemblea delle delegate e dei delegati della Fiom-Cgil del gruppo Fiat chiede che la segreteria
della Fiom impegni tutta la nostra organizzazione a raccogliere in occasione della consegna delle
tessere 2012 un euro aggiuntivo per ogni nostro iscritto finalizzato a un fondo per sostenere la
presenza della Fiom-Cgil negli stabilimenti Fiat dove è in corso un’azione di limitazione e
discriminazione della nostra presenza e verso i nostri iscritti che noi intendiamo denunciare e
portare  all’attenzione dell’opinione pubblica e del Parlamento italiano.
Il coordinamento delle delegate e dei delegati della Fiom-Cgil accoglie la proposta della Segreteria
nazionale di proclamare 8 ore di sciopero per venerdì 21 ottobre nel gruppo Fiat con
manifestazione nazionale a Roma contro la chiusura  degli stabilimenti, per la riconquista del
contratto nazionale, per la salvaguardia del salario, contro ogni discriminazione e limitazione delle
libertà dei lavoratori e del diritto di sciopero, per l'apertura di un tavolo nazionale che dia certezze
al futuro dell’autoveicolo in Italia.

                                                                                           Approvato all'unanimità


APPELLO MANIFESTAZIONE  
SABATO 15 OTTOBRE A ROMA

PEOPLES OF EUROPE, RISE UP!

La crisi che stiamo pagando è doppia: da un lato sottrazione di ingenti risorse dai bilanci pubblici per la ricapitalizzazione delle banche e dall'altro politiche di austerità per risanare il debito pubblico che tale sottrazione produce. Anni di politiche neo-liberiste all'insegna delle privatizzazioni, delle speculazioni finanziarie, della devastazione ambientale lasciano sul terreno una realtà cruda e violenta: ricchezza e privilegi per i guru della finanza e dello sfruttamento globale, miseria senza diritti e senza prospettive per tutti gli altri.
L'economia prende in ostaggio la politica e la centralità del potere legislativo cede il passo a quello esecutivo.
Lo spostamento della sovranità verso luoghi transnazionali come la BCE trasforma i governi in meri esecutori di decisioni prese in sedi non elette e fuori da ogni controllo democratico. L'introduzione nelle Costituzioni europee dell'obbligo del pareggio di bilancio è una cessione di sovranità di proporzioni storiche con la quale si afferma che al centro del diritto non devono esserci né le persone né i popoli ma i mercati finanziari.
L’Italia dentro questo scenario ha l’aggravante del Governo Berlusconi e di un modello politico-economico che ha fatto della cancellazione dei diritti dei lavoratori e della mercificazione dei corpi il proprio tratto distintivo.
Questo non può essere il nostro mondo. I tatticismi del centro-sinistra, con il tentativo di estendere a livello nazionale la sperimentazione marchigiana dell'asse di governo Pd-Udc, ed il chiaro impegno di voler obbedire agli ordini della BCE, non può essere la nostra prospettiva. Il “Manifesto per l'Italia” di Confindustria, già rivolto al successore di Berlusconi, non può essere Il nostro futuro.
Costruire un'alternativa che restituisca diritti, dignità, lavoro, reddito, sovranità è una possibilità concreta ed urgente di cui dobbiamo farci carico in prima persona.  A partire dalle Marche dove la crisi, come ovunque, distrugge posti di lavoro, impatta sui territori con opere devastanti per l’ambiente e per la salute dei cittadini, fa aumentare la precarietà tra i giovani provocando uno stato d’emergenza che colpisce anche gli immigrati con politiche dei respingimenti, come dimostra la drammatica quotidianità al Porto di Ancona.
Il 15 ottobre una mobilitazione che si ritrova dietro lo slogan comune “«United for global change», porterà l’indignazione nelle capitali euro-mediterranee e che in Italia si dispiegherà in una grande manifestazione a Roma.
Una data fondamentale dalla quale iniziare a costruire un’alternativa politica fondata sui beni comuni, sulla difesa e l'estensione del contratto nazionale di lavoro e dei diritti sanciti dallo Statuto dei lavoratori, su una radicale riforma del welfare a partire dal reddito minimo garantito e dalla difesa dei servizi pubblici locali contro ogni tentativo di privatizzazione. Ma anche una data da cui possa partire una mobilitazione permanente nei singoli territori che sappia dimettere dal basso il Governo Berlusconi.
Il 15 ottobre deve essere qualcosa di più di una manifestazione e qualcosa di più di un giorno: deve essere un percorso che vive nei nostri territori e che giunge al 15 ottobre per oltrepassarlo.
Perché vogliamo che il 15 ottobre sia da subito anche l'occasione per una riflessione profonda tra soggetti e soggettività politiche, sindacali e sociali che abbia al centro la problematica della costruzione di un nuovo spazio pubblico che sia motore di mobilitazione, inclusivo e non autosufficiente, ma anche luogo di costruzione dal basso di un'alternativa reale.






Promotori


Francesca Alberti, Enza Amici, Alfredo Antomarini, David Bastioli, Paolo Battisti, Margherita Barocci, Oskar Barrile, Nadia Bertini, Marco Bocci, Carlo Brunelli, Danilo Burattini, Janita Biondi, Loris Calcina, Luca Canonici, Giancarlo Centanni, Christofer Ceresi, Gabriella Ciarlatini, Giuseppe Ciarrocchi, Tommaso Cingolani, Evasio Ciocci, Paolo Cognini, Francesco Coltorti, Massimo Corinaldesi, Stefano Crispiani, David Cristofaro, Susanna Ciumelli, Daniele Dubbini, Ilaria Fava, Roberto Frey, Maurizio Foglia, Alessio Giorgetti, Andrea Giorgi, Valentina Giuliodori,  Fausto Gullini, Nicola Mancini, Roberto Mancini, Milvia Marzioni, Edoardo Mentrasti, Rossana Montecchiani,  Edaniele Mori, Ennio Pattarin, Marcello Pesarini, Tiziano Polidori, Giuseppe Postacchini, Pierpaolo Pullini, Francesco Recanatesi (Reka), Emanuele Rossi, Cinzia Ruggeri, Sergio Ruggeri, Sergio Sinigaglia, Andrea Spedicato, Emanuele Tartuferi, Valeria Tizzoni, Sergio Zampini.