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martedì 30 ottobre 2012

NOTA DELLA SEGRETERIA NAZIONALE DELLA FIOM CGIL


La Segreteria nazionale della Fiom-Cgil, vista la proclamazione dello sciopero generale della Cgil di 4 ore per il 14 novembre 2012, nell’ambito della giornata di mobilitazione della Ces, impegna tutte le proprie strutture alla riuscita dello sciopero e delle manifestazioni territoriali che saranno organizzate dalla Confederazione.

La Fiom-Cgil si mobiliterà e sarà presente anche per contrastare la pratica degli accordi separati, contro la violazione in atto nella nostra categoria dell’Accordo del 28 giugno da parte di Fim, Uilm e Federmeccanica, per difendere il lavoro con diritti e l’occupazione, per affermare una vera democrazia nei luoghi di lavoro.

In tale contesto, lo sciopero generale dei metalmeccanici di 8 ore, proclamato per il 16 novembre sulla base dei contenuti definiti con l’Assemblea nazionale dei 5.000 delegati e delegate a Modena, è rinviato a fine novembre o inizi di dicembre, la data sarà definitivamente fissata dopo la riunione dei Segretari generali regionali e territoriali della Fiom, già convocata per il 2 novembre a Roma.

Segreteria nazionale Fiom-Cgil

giovedì 18 ottobre 2012

CHE SI CAMBI



La carambola di incidenti/infortuni avutasi nei giorni scorsi nello stabilimento CNH di Jesi, lancia segnali preoccupanti non solo sulla salute di chi lavora, ma anche sul futuro produttivo e occupazionale dello stabilimento. L'impressione è che se non cambia qualcuno o qualcosa nel modo di guidare (guidare, non comandare) la fabbrica, tra non molto avremo non pochi problemi.

L'esempio più chiaro arriva dal reparto Cabine, dove anni di Wcm e di incompetenze, hanno creato una organizzazione del lavoro che non riesce a mettere in condizione i lavoratori né di lavorare in sicurezza, né di far bene la produzione. L'infortunio del lavoratore che perde il dito ne è la testimonianza più crudele.

La prima osservazione da fare è quella che se una fabbrica è allo sbando, bisogna provare a ragionare su come funziona. Partendo però da una premessa. La Fiat ci ha raccontato per molto tempo che l'ostacolo al cambiamento e al fatto che uno stabilimento potesse essere competitivo, era rappresentato in ordine dalla Fiom, dagli scioperi, dall'assenteismo, e dai diritti dei lavoratori in generale. Oggi la Fiat grazie al CCSL dentro gli stabilimenti vanta un potere assoluto, perchè tutto quello che chiedeva FIM e UILM glielo hanno dato. Ma pensiamoci un attimo. Il nostro stabilimento col nuovo contratto è più competitivo? Con meno problemi? Abbiamo una maggiore garanzia del posto di lavoro o l'aumento del salario? Assolutamente niente di tutto questo. Anzi, le problematiche dei lavoratori come quelle dell'Azienda, sembrano essere aumentate in maniera esponenziale.

Dove bisognerebbe allora andare a guardare? A noi pare che molti dei problemi del sito jesino, derivino per gran parte dall'incapacità dei Responsabili all'interno dello stabilimento, oltre che da un attacco spropositato che la Fiat ha portato al sindacato e ai diritti dei lavoratori, che non ha fatto altro che complicare la vita delle fabbriche.

RESPONSABILI 
Chi è che da anni controlla indisturbato assunzioni, gratifche e spostamenti all'interno dello stabilimento? Che prende decisioni sull'organizzazione del lavoro o sulla sicurezza? Che se fa bene o fa male, tanto è lo stesso? Gli inamovibili capi offcina e i responsabili di certi Enti. Che col tempo si sono fatti una schiera di veri e propri fedelissimi. Un vero e proprio gruppo di potere autoreferenziale. Figli, parenti, o da chi ha rinnegato se stesso, pur di non stare in una linea di montaggio. Gli stessi che oltre ad avere responsabilità enormi sul caos odierno (pensiamo ad esempio ai preposti sulla sicurezza o dell'organizzazione del lavoro), nel corso degli anni hanno di fatto impedito opportunità o riconoscimenti salariali e professionali a tutti gli altri lavoratori. Togliendo la possibilità a questa fabbrica di crescere veramente, di essere dinamica, e di premiare il valore del lavoro delle offcine e delle linee piuttosto che la fedeltà o la parentela. Crediamo di non sbagliare di molto, se diciamo che le stesse dimissioni del direttore Silvestrini, abbiano a che fare anche con questo. Per la Fiom, è ora di cambiare.

IL SINDACATO 
L'altro elemento nemico della tenuta produttiva e occupazionale dello stabilimento è la cacciata del sindacato fuori dai cancelli, e la limitazione delle libertà sindacali delle lavoratrici e dei lavoratori sancita dal nuovo contratto Fiat. Ciò è dannoso non solo per i lavoratori, ma paradossalmente anche per la stessa azienda. La confusione aziendale che regna sovrana in questi giorni, è anche fglia del fatto che in fabbrica è stata estromessa l'unica controparte sindacale autorevole e autonoma, che aveva e che ha tuttora il riconoscimento della maggioranza delle lavoratrici e dei lavoratori. La Fiom-Cgil. Sulla Rsa Fim e Uilm presente oggi, ogni commento è superfuo, e non spiegherebbe mai fno in fondo, quanto poco hanno a che fare con le nobili parole sindacato dei lavoratori.
Eppure alla cacciata della Fiom e della democrazia in fabbrica, doveva corrispondere la fne di ogni problema. Il raddoppio delle produzioni, assieme ai salari tedeschi.

COSA OCCORRE FARE 
Intanto che si abbandoni quel mondo di cartapesta che si è costruito in questi anni in nome del Wcm. Il flm è fnito. Si torni alla sostanza delle cose. Servono investimenti nei processi e nei prodotti, ma soprattutto nella forza lavoro che tutti i giorni con dignità crea il domani di questa azienda. Occorre tornare a ragionare del come si lavora, di qualità, di sicurezza (quella vera!), di valorizzare le persone, e di redistribuire i guadagni aziendali della nostra fatica. Tanto per dirne una, Il trattore dell'anno assegnatoci, serve solo ad ingrassare le tasche degli azionisti e dei capi? Oltre a questo, occorre che il nuovo direttore trovi il coraggio di rompere quella rete di intrecci, che è il vero potere nascosto dello stabilimento, e che ne ostacola lo sviluppo. In ultimo, occorre ristabilire all'interno dello stabilimento i diritti e le libertà sindacali delle lavoratrici e dei lavoratori.
Solo così forse, non vedremo più cadere i trattori dallo skid, lavoratori che perdono le dita, l'auto scontro da Luna Park tra carrelli, fumi irrespirabili, le scorribande ultime dell'ambulanza nel nostro stabilimento. Non avremo bisogno di rimettere le mani sul trattore mille volte, con grande spreco di soldi, che potrebbero essere redistribuiti ai lavoratori, o impiegati in percorsi di crescita professionale anche a quelli che non hanno il babbo agli uffci.

LA FIOM
Ecco allora che difendere i diritti, signifca difendere anche le produzioni e il lavoro a Jesi. La Fiom continuerà a battersi per entrambe le cose, perchè Fabbrica Italia e le scelte fatte dalla Fim e dalla Uilm, dimostrano ampiamente che a scambiare i diritti si tengono solo le fabbriche chiuse, e il portafoglio vuoto.
Anche per questo la Fiom ha proclamato lo sciopero generale il 16 Novembre prossimo. Anche per questo la Fiom raccoglierà nei prossimi giorni davanti ai cancelli della fabbrica, le frme referendiarie per la cancellazione delle modifche all'articolo 18 e all'articolo 8, fatto da Sacconi per garantire alla Fiat l'impunità dalla Legge, sugli accordi di Pomigliano estesi poi a tutto il Gruppo.

Jesi, 19 Ottobre 2012         La Rsu della Fiom Cgil

sabato 13 ottobre 2012

APPELLO ALLA CITTA' DI JESI


Firma per l'abrogazione delle due leggi vergogna di Monti e Berlusconi!

Care cittadine e cari cittadini, l'articolo 1 della nostra Costituzione recita in modo chiaro ed inequivocabile che "l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro". Cioè il lavoro è un diritto, e sopra quel diritto si reggono le nostre vite e la democrazia nel Paese.

Dopo anni in cui si è smesso volutamente di raccontare chi lavora, oggi la crisi e la fnanza hanno creato le condizioni per una resa dei conti fnale, dove in pochi dovrebbero lavorare di più, senza diritti, privati dello stato sociale, e a scapito dei tanti che il lavoro non riusciranno a trovarlo mai.

Ecco allora che l'articolo 8 del decreto legge 138/2011 voluto dal governo Berlusconi, e la modifca dell'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori (Legge 300 del 1970) fatta da Monti, rappresentano l'atto fnale della defnitiva distruzione delle conquiste sociali fatte negli anni'70.

Se attraverso le deroghe viene messa la parola fne al contratto nazionale, come al fatto che a eguale mansione possa corrispondere lo stesso salario e gli stessi diritti (art.8). Dall'altra, scompare per sempre il posto fsso. Con una manciata di soldi si potrà infatti essere licenziati per un qualsiasi motivo (art.18).

Messi in guerra l'uno contro l'altro e senza contratto nazionale (Fiat docet!), i lavoratori saranno sempre più soli e il lavoro si sposterà verso coloro che meglio sapranno rinunciare ai salari, ai diritti, e alle libertà sindacali. Il risultato sarà un peggioramento complessivo delle condizioni di vita delle lavoratrici e dei lavoratori di tutta Europa.

La precarietà viene assunta così a tratto distintivo della nostra epoca e il lavoro esisterà solo in funzione del mercato che regolerà tutto.

Per questo nei giorni scorsi uomini e donne di questa città, hanno deciso di mettere da parte per un momento le loro diversità, e impegnarsi insieme in un cammino che attraverso la costituzione di un Comitato cittadino, vuole provare a cambiare le cose, riaffermare la centralità del lavoro e un futuro alla tenuta democratica di questo Paese, che le politiche neoliberiste di questi anni ha messo a dura prova.

Siamo consapevoli che dietro a tutto questo c'è l'idea di una società che impoverisce tutti. L'operaio in cassa integrazione come chi il lavoro non riesce a trovarlo. Il precario a cui viene tolta per sempre la possibilità di una stabilizzazione o il commerciante costretto a chiudere perché nessuno più compra niente.

A motivo di ciò è nostra intenzione coinvolgere il più possibile la cittadinanza e il territorio per discutere e per ricreare quella partecipazione e quella speranza che i referendum sull'acqua hanno dimostrato sia possibile mettere in atto. La vittoria dei referendum porterebbe miglioramenti sostanziali nella vita di milioni e milioni di lavoratori.

Sostieni i Referendum sul lavoro e partecipa alla raccolta delle frme!

PER ADERIRE AL COMITATO O PER RICEVERE INFORMAZIONI POTETE INVIARCI UNA MAIL ALL'INDIRIZZO DI POSTA ELETTRONICA comjesi8x18@googlegroups.com         F.I.P. Via Pastrengo 2

giovedì 11 ottobre 2012

COMITATO REFERENDARIO A JESI

Il 02 Ottobre si è costituito anche a Jesi il Comitato per i due referendum nazionali sul lavoro: l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori e l’articolo 8 del decreto legge 138/2011.
Il primo intende abolire le modifiche apportate dal governo Monti all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori (legge n. 300 del 20 maggio 1970), mentre il secondo mira a ripristinare i diritti minimi e universali previsti dal contratto nazionale di lavoro cancellati dal governo Berlusconi con l’articolo 8 del decreto legge 138.
I referendum hanno molti meriti: rimettono al centro il mondo del lavoro e della precarietà, mettono in discussione le politiche recessive e antipopolari degli ultimi governi, dimostrando che altre scelte sono possibili. Il comitato referendario di Jesi è costitutito unitariamente da forze politiche ( Prc- Pdci-Sel-Idv ) , sindacali ( Fiom ), associazioni ( Anarchici, Libera, Anpi.,Comitato DIRITTI & LAVORO... ).
Fin dalla sua costituzione , il comitato ha sottolineato la necessita di allargare il più possibile il numero dei promotori. Abbiamo deciso, quindi, di promuovere un ulteriore appello di adesione rivolto alle associazioni e ai singoli cittadini per intraprendere una mobilitazione collettiva e per salvaguardare la dignità del lavoro. Non è solo una battaglia operaia, ma un presidio democratico che riguarda la tutela del diritto al lavoro dei singoli cittadini.
Il 13 Ottobre saremo in Piazza della Repubblica per la prima raccolta firme e per distribuire il materiale informativo.
Per aderire al comitato o per ricevere informazioni potete inviarci una mail all' indirizzo di posta elettronica : comitato18refer8@gmail.com


lunedì 8 ottobre 2012


           
Watch live streaming video from fiomnet at livestream.com


ASSEMBLEA FIOM - CAPITALE&LAVORO

Maurizio Landini ai delegati
Il 16 novembre scioperiamo
LORIS CAMPETTI
13.10.2012
La lotta di classe c'è stata in questi anni, peccato che a vincerla, siano stati i ricchi contro i poveri. Con il risultato che il 15% della ricchezza nazionale si è spostata da salari e pensioni a profitti e rendite

«Se ci siamo beccati vent'anni di Berlusconi è perché da vent'anni il lavoro in Italia non è più rappresentato», grida Maurizio Landini a un pubblico di 5 mila delegati determinati, in attesa della proposta finale del segretario della Fiom. Eccola: «Il 16 novembre sciopero generale della categoria, nello stesso giorno della mobilitazione nazionale degli studenti. Per riunificare le lotte, per non lasciare solo chi, come noi, è colpito dalle politiche del governo». Un'ovazione, tutti in piedi, chi con gli occhi umidi, chi a chiedere scherzosamente al vicino: «Ma che sostanza usa Maurizio?».
Un Landini scatenato, capace di raccogliere un sentimento condiviso al Palasport di Modena, ha duramente criticato le politiche del governo Monti. Sull'ultima manovra il segretario Fiom è stato netto: «Riduce l'Irpef per aumentare l'Iva, è una truffa. Gli incapienti che non arrivano a 8 mila euro, con l'aumento dell'Iva prenderanno ancora meno. In un paese in cui 9 milioni di cittadini non hanno i soldi per curarsi, tagliano i fondi per la sanità, con il rischio aggiuntivo che questi tagli facciano saltare in aria il settore biomedicale di Mirandola, già duramente colpito dal terremoto. Per il bene di chi, hanno fatto queste scelte? Dicono che il governo Monti fa il bene dell'Italia, ma di quale Italia parlano? Prima se ne va, meglio è».
Da oggi i militanti della Fiom saranno nelle piazze e davanti alle fabbriche a raccogliere firme per i due referendum sul lavoro, per abolire l'art.8 della manovra berlusconiana che rottama il contratto nazionale e per ripristinare nella sua interezza l'art.18, che impediva i licenziamenti individuali senza giusta causa. Sarà un caso, ma le prime vittime del nuovo corso montiano, sono per il 75% iscritti alla Fiom. «A chi ci dice che non ha senso raccogliere queste firme perché tanto prima del 2014 non si potrà votare, rispondo che lo sapevamo anche noi». E allora? Allora attivare le procedure per i referendum serve a costringere chi si candida a guidare il paese a prendere posizione sul lavoro e i diritti, la Fiom non intende fare sconti a nessuno. «Poi, se il governo che uscirà dalle urne ripristinerà l'art.18 violato dal duo Monti-Fornero con Pd, Pdl e Udc nella squadra, se abolirà l'ignominia dell'art.8 berlusconiano, allora dei referendum non ci sarà più bisogno. Se questo non avverrà, è giusto che i cittadini dicano la loro e decidano».
Ad alzare la palla sotto rete a Landini perché la schiacciasse contro il governo liberista di Monti è stato uno dei padri del giuslavorismo italiano, Umberto Romagnoli: «Tra Berlusconi e Monti c'è una discontinuità e una continuità. La discontinuità è mediatica, Monti non balla il bunga-bunga, sa vestire e stare a tavola; la continuità è sostanziale e riguarda le politiche del lavoro. Riguarda quel che Monti ha fatto - la riforma delle pensioni di Fornero sarebbe ridicola se non avesse effetti drammatici per centinaia di migliaia di lavoratori, per non parlare dell'art.18 - e quel che non ha fatto». Romagnoli ha ricordato come l'art.19 dello Statuto sulla rappresentanza e la democrazia sindacale, aveva un senso in un quadro di unità sindacale mentre con la frattura che si è determinata non impedisce «che il sindacato con il più alto profilo storico e culturale, che siete voi in questo palazzetto, venga espulso dalla Fiat». E per ricucire questa ferita, pensano con Romagnoli e Landini tutti i 5 mila delegati Fiom, bisogna muoversi subito. Serve la legge, «serve la politica di cui oggi lamentiamo l'assenza», conclude Romagnoli.
Se salta la democrazia nei posti di lavoro, se a scegliere gli interlocutori sindacali sono i padroni e non i dipendenti, se questi ultimi non possono eleggere i loro rappresentanti e votare sugli accordi e i contratti che li riguardano, allora è a rischio la democrazia. Dovrebbe saperlo, insiste Landini, chi si candida a guidare il paese, e dovrà essere chiaro con gli elettori. Sinistra dove sei? Cosa pensi? Con chi stai? Se lo domandano i delegati di Pomigliano e dell'Ilva di Taranto, della Fincantieri e dell'Alcoa e delle mille fabbriche di ogni dimensione in cui gli operai della Fiom si battono per salvare lavoro, diritti, sistema industriale. Ma quel che più preoccupa la Fiom è l'assenza di una politica industriale e la subalternità del governo alle imprese, al modello Marchionne a cui si riconosce il presunto diritto a fare quel che vuole e fuggire dove vuole. «Adesso in molti criticano Marchionne, all'inizio c'eravamo solo noi e in tanti ci dicevano che dovevamo accettare il ricatto o il lavoro o i diritti e spiegavano agli operai come avrebbero dovuto votare. Persino quel ragazzo che diceva di stare con Marchionne senza se e senza ma ora lo critica. Va tutto bene, ma tutti questi signori dovrebbero avere la decenza di chiedere scusa non alla Fiom, ma agli operai di Pomigliano e Mirafiori che hanno avuto il coraggio e la dignità di rifiutare quel ricatto». E giù altri applausi.
Mentre la Fiom chiede a Fim Uilm e Federmeccanica di fermarsi, di non procedere sulla strada di un nuovo contratto separato; mentre propone un anno di riflessione comune per ristabilire regole democratiche della rappresentanza e propone un impegno comune per il lavoro, l'occupazione, la ricerca e gli investimenti; mentre, sempre la Fiom, chiede di sostenere le imprese che si impegnano a fare contratti di solidarietà, a investire per il futuro, a ridurre l'orario per distribuire tra tutti il lavoro che c'è; mentre di questo si parla a Modena, a Roma la Confindustria con il sostegno del governo Monti che chiede un accordo sulla produttività, vuole dai sindacati un allungamento dell'orario e salari legati alla produttività. Quel tavolo di confronto, dice Landini, con queste premesse, va abbandonato. Lo dice innanzitutto alla Cgil. E la Federmeccanica, da cui se n'è andata la Fiat, ha fatto sua la filosofia di Marchionne e pretende di non pagare i primi tre giorni di malattia, di avere senza contrattazione gli straordinari, di passare al regime di orario settimanale.
No ai ricatti vuol dire no all'alternativa tra lavoro e diritti, come alla Fiat, o tra lavoro e salute, come all'Ilva. La Fiom è pronta a scioperare, ma contro la famiglia Riva che non fa gli investimenti di bonifica e non contro la magistratura. Perché «dobbiamo tornare a dire che la salute non si vende». Ecco la Fiom, più una gazzella che si difende dalle pallottole dei cacciatori che non un dinosauro. «Romiti si limitava a volerci sconfiggere, oggi invece vogliono cancellarci. Ma noi siamo ancora qui». Oltre agli applausi dei suoi delegati Landini meriterebbe rispetto, attenzione, sponde politiche. Sta combattendo una battaglia in difesa della dignità di tutto il paese.