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mercoledì 24 luglio 2013

WCM ALLA CNH DI JESI


4 punti in meno sul Wcm non sono un audit andato male, ma un tracollo. E' il disastro annunciato di una Direzione e di Enti preposti, che da tempo gestiscono la fabbrica malissimo; ed è il peggior riconoscimento possibile alle lavoratrici e ai lavoratori di Jesi per tutto quello che negli anni, hanno dato a questo stabilimento.

E' l'esito scontato di quel numero esorbitante di trattori incompleti costantemente sui piazzali, delle delibere finte, dei materiali che non arrivano o non si trovano, dei tanti e troppi soldi che questa direzione ha buttato via per recuperare i mancanti o per espedienti wcm (tabelle, tabelline, fogli, fogliettini, totem, gigantografie fotografiche, campionato infortuni, carrelli, carrellini, pavimenti belli e scivolosi...) del tutto insignificanti.

E' anche il risultato di chi in questi anni ha scelto di dividere i lavoratori tra buoni e cattivi, sia sul salario che sui riconoscimenti. Dalla famosa cena Wcm di qualche anno fa dove fu chiamata a partecipare solo un terzo della maestranza lavorativa, alle strategie messe in atto da questa azienda a livello nazionale; la selezione aziendale basata sulla fedeltà o sulla parentela non ha prodotto altro che incapacità: tante persone sbagliate nei posti sbagliati, e sempre le stesse. Basta pensare al modo in cui è stato affrontato il tema della sicurezza (campionato a chi fa meno infortuni) o il peggioramento progressivo dell' organizzazione del lavoro sulle linee di montaggio, che quando va bene si lavora in tre dentro ad una cabina.

Non meno responsabile è la Rsa di stabilmento che in questi due anni è stata del tutto inesistente. Incapace di qualsiasi iniziativa sindacale ha solo taciuto su tutto. A Luglio, non si sono degnati nemmeno di fare un' assemblea per informare i lavoratori dei volumi produttivi, o che parlasse degli interinali, o degli scioperi spontanei che i lavoratori delle linee hanno fatto per le pessime condizioni lavorative.

La Fiom Cgil ritiene che le lavoratrici e i lavoratori di Jesi non possono pagare per responsabilità che non hanno, per questo chiediamo che vengano rimossi dirigenti e preposti responsabili di tale scempio, e che grazie al loro cattivo operato possono mettere in discussione il futuro produttivo e occupazionale alla Cnh di Jesi.

A Settembre dovremo riparlare di tutto questo, partendo dal presupposto che per difendere il nostro futuro, è necessario potersi organizzare liberamente in un sindacato vero e che democraticamente decide assieme ai lavoratori, come la sentenza della Corte Costituzionale depositata proprio ieri, afferma in maniera inequivocabile. La Fiom Cgil considera centrale la difesa delle produzioni e dell'occupazione del sito jesino.



Jesi, 24 Luglio 2013     La Rsu della Fiom Cgil

martedì 23 luglio 2013

Fiom, Griseri: "Consulta chiede una nuova legge"

Consulta su Fiat, Landini: ''Ora intervenga il governo'

lunedì 15 luglio 2013

L'ORGANIZZAZIONE SINDACALE E' LIBERA, ART.39 DELLA COSTITUZIONE


I Costituenti che nel 1948 scrissero queste parole sulla Costituzione, intesero ripristinare dopo il fascismo, il diritto di chi lavora a organizzarsi liberamente in un sindacato dentro ai luoghi di lavoro. Libertà che era stata soppressa dal regime che aveva considerato lo sciopero un reato. Con l'Art.39, qualsiasi comportamento lesivo a impedire tale facoltà, dello Stato come del datore di lavoro, sarebbe stato considerato contro la Costituzione, contro la democrazia, e contro i lavoratori.

Quello stesso principio, trovò poi piena applicazione nello Statuto dei Lavoratori del 1970, che riconobbe al lavoratore diritti quali quello di costituire una rappresentanza, dell'assemblea, di dotare i rappresentanti dei lavoratori di permessi sindacali, di poter indire il referendum, di utilizzare apposite salette sindacali, di affiggere in bacheca i comunicati, di poter sostenere mediante l'iscrizione il proprio sindacato; in ultimo, di poter svolgere attività di proselitismo sindacale.

Tali diritti furono l'esito di lotte durissime - l'autunno caldo del 1969 - condotte dal movimento operaio assieme a quello sindacale. Sancirono il passaggio di ogni lavoratore da una condizione di suddito a quella di cittadino. Grazie allo Statuto dei Lavoratori, la Costituzione entrava così, dentro ai cancelli della fabbrica.

Per quasi due anni, i lavoratori della Fiat sono stati espropriati di tutto questo.

Pochi giorni fa, una sentenza importantissima della Corte Costituzionale ha giudicato illegittima l'esclusione della Fiom dalle fabbriche Fiat. L'accordo separato sulla rappresentanza sindacale siglato da Fiat Fim Uilm Fismic Ugl e Associazione Quadri e Capi Fiat, è contro la Costituzione.

Quella sentenza, è l'esito inappellabile di una lotta condotta da uomini e donne che lavorano anche dentro il nostro stabilimento, che hanno avuto la forza e il coraggio di dire che non erano d'accordo. Persone che hanno capito che non si trattava di difendere semplicemente la Fiom-Cgil, ma la loro dignità di lavoratrici e lavoratori metalmeccanici.

Senza di loro quella sentenza non ci sarebbe mai stata. Non ci sarebbe mai stata se in tanti non avessero scelto liberamente di partecipare alle nostre iniziative di sciopero o a quelle pubbliche. Non ci sarebbe mai stata se la gran parte dei lavoratori iscritti alla Fiom, non avesse deciso di continuare ad esserlo, nonostante Fiat le abbia provate tutte per impedirglielo. Non ci sarebbe mai stata se un anno e mezzo fa, più del 50% dei lavoratori non avesse scelto i nostri delegati.

Grazie a loro, oggi possiamo ancora dire che ci sono diritti e libertà sindacali che non possono essere scambiati. Possiamo ancora dire che dentro ai luoghi di lavoro, il sindacato deve essere democraticamente deciso dai lavoratori, e non dai padroni.

La Rsu della Fiom Cgil considera questa e solo questa, la precondizione per difendere a Jesi e in tutto il Gruppo Fiat, il lavoro, i diritti, il salario, e la vostra condizione di lavoro e di vita.
A tutti voi, un abbraccio fraterno.

Jesi, 16 luglio 2013 La Rsu della Fiom Cgil

giovedì 4 luglio 2013

Fiat, Boldrini declina invito di Marchionne: “No alla gara al ribasso dei diritti”

Il presidente della Camera, invitata dall'ad Fiat a visitare l'impianto in Val di Sangro, declina l'offerta e in una lettera attacca la politica del Lingotto: "Non sarà certo una gara a ribasso su diritti e costo del lavoro ad avviare la ripresa". 

Il presidente della Camera, invitata dall'ad Fiat a visitare l'impianto in Val di Sangro, declina l'offerta e in una lettera attacca la politica del Lingotto: "Non sarà certo una gara a ribasso su diritti e costo del lavoro ad avviare la ripresa".

ROMA - Laura Boldrini declina l'invito di Sergio Marchionne di visitare lo stabilimento in Val di Sangro. In una lettera all'ad Fiat, la presidente della Camera dice no alla "gara al ribasso sui diritti" e spiega che per "impegni istituzionali già in agenda" non può accogliere l'invito alla cerimonia del 9 Luglio in Val di Sangro.
 "Lei concorderà - scrive la Boldrini - che le vecchie ricette hanno fallito e che ne servono di nuove. Affinché il nostro paese possa tornare competitivo è necessario percorrere la via della ricerca, della cultura e dell'innovazione, tanto dei prodotti quanto dei processi. Una via che non è affatto in contraddizione con il dialogo sociale e con costruttive relazioni industriali: non sarà certo nella gara al ribasso sui diritti e sul costo del lavoro che potremo avviare la ripresa".
L'invito al presidente della Camera è stato inviato venerdì scorso, dopo che la terza carica dello Stato ha ricevuto i rappresentanti della Fiom che avevano sfilato a Roma. Nella lettera Marchionne diceva di apprezzare il suo interessamento "ai problemi del lavoro in fabbrica", ma ricordava che la Fiom "ha una rappresentatività molto limitata e non è sottoscrittore di alcun contratto nazionale".
La risposta è arrivata oggi, con un lungo e duro testo: "Per ogni fabbrica che chiude - scrive la Boldrini - e per ogni impresa che trasferisce la produzione all'estero, centinaia di famiglie precipitano nel disagio sociale e il nostro sistema economico diventa più povero e più debole nella competizione internazionale".
Tra invito e risposta, un altro tassello ha complicato la polemica Fiat-Fiom: ieri la Consulta ha dichiarato illegittimo l'articolo 19 dello Statuto dei lavoratori, nella parte che consente la rappresentanza sindacale aziendale (Rsa) ai soli sindacati firmatari del contratto applicato nell'unità produttiva. La decisione e stata adottata nell'ambito del ricorso della Fiom, esclusa dalla Rsa, contro la Fiat.

Il testo integrale della lettera. "Gentile dott. Marchionne, La ringrazio per la sua cortese lettera del 28 Giugno e per l'invito che mi ha rivolto. Lei ha giustamente notato il mio interessamento ai temi del lavoro, in questa particolare fase di crisi economica.
Non si tratta soltanto di sensibilità personale. Ritengo un dovere per chi rappresenta le istituzioni dedicare il massimo impegno al tema del lavoro in tutte le sue declinazioni: la disoccupazione giovanile, la precarietà, la perdita del posto per persone non più giovani e con famiglia".

"Così come il lavoro da reinventare e ripensare sotto nuove forme e in chiave di innovazione e di produttività. Cerco, per questa ragione, di sollecitare, per quanto è nelle mie facoltà, l'esame di proposte di legge di iniziativa governativa o parlamentare che si propongono di stimolare e incoraggiare nuova occupazione. E cerco quanto più possibile di incontrare sia le delegazioni di lavoratori che vengono a Roma per far sentire la loro voce al Governo e al Parlamento, sia i piccoli e medi imprenditori che tentano una via di uscita dalla crisi. Sarebbe grave se in un momento così difficile per le famiglie italiane i Palazzi della politica si chiudessero in se stessi e non si mostrassero aperti a tali istanze"

"Questi incontri, e i tanti che svolgo nelle città italiane, insieme alle decine di migliaia di lettere e messaggi che ho ricevuto finora, mi danno il senso dello stato di salute della nostra economia e dei suoi numerosi punti di criticità. In particolare emerge la portata del processo di deindustrializzazione che colpisce aree sempre più vaste del nostro Paese. Per ogni fabbrica che chiude e per ogni impresa che trasferisce la produzione all'estero, centinaia di famiglie precipitano nel disagio sociale e il nostro sistema economico diventa più povero e più debole nella competizione internazionale".
"Siamo consapevoli che bisogna invertire quanto prima questa tendenza e ognuno di noi può fare qualcosa di utile. La politica, certamente, ma anche il mondo sindacale e quello imprenditoriale. Tutti siamo chiamati a sfide nuove".

"La mia esperienza di vita e di lavoro mi ha spinto a guardare tutto questo in un'ottica globale e a rendermi conto che non servono soluzioni di corto respiro. Il livello e l'impatto della crisi sono tali da imporre un progetto del tutto nuovo, una politica industriale che consenta una crescita reale, basata su modelli di sviluppo sostenibile tanto a livello economico, quanto sociale e ambientale. Lei concorderà che le vecchie ricette hanno fallito e che ne servono di nuove".

"Affinché il nostro Paese possa tornare competitivo è necessario percorrere la via della ricerca, della cultura e dell'innovazione, tanto dei prodotti quanto dei processi. Una via che non è affatto in contraddizione con il dialogo sociale e con costruttive relazioni industriali: non sarà certo nella gara al ribasso sui diritti e sul costo del lavoro che potremo avviare la ripresa".

"Tutto questo mi porta a guardare con particolare interesse alla condizione e al ruolo della Fiat, sia in Italia sia all'estero, e ascoltare le ragioni di quanti partecipano attivamente a una realtà così importante".

"Impegni istituzionali già in agenda purtroppo non mi consentono di accogliere l'invito alla cerimonia del 9 Luglio in Val di Sangro. Certa che non mancheranno ulteriori occasioni di confronto, Le invio i più cordiali saluti".

mercoledì 3 luglio 2013

lunedì 1 luglio 2013

UN TAVOLO CON IL LINGOTTO (dal Manifesto)



Boldrini riceve le tute blu, Marchionne la bacchetta: «Rappresentatività molto limitata»
«Senza diritti siamo solo schiavi». «Per uccidere un operaio basta togliergli il lavoro». Sono solo due dei tanti cartelli portati ieri dai metalmeccanici Fiom in corteo da piazza Esedra a Montecitorio, il cuore della politica: alla presidente della Camera, Laura Boldrini, il segretario generale Maurizio Landini, che da tempo batte sul rapporto fabbrica-Costituzione, ha chiesto garanzie e ascolto per gli «ultimi» (o quasi) della complessa catena economica del nostro Paese. Ultimi, perché Sergio Marchionne, l'amministratore delegato della Fiat, li fa sentire così, con il suo pervicace escluderli dalla produzione e dai diritti sindacali. Sull'incontro l'ad ha anche avuto da ridire: «Ho avuto modo di leggere del suo interessamento ai problemi del lavoro in fabbrica - ha scritto Marchionne in una lettera a Boldrini - sia pure nell'ambito di un incontro con un sindacato che in Fiat ha una rappresentatività molto limitata e non è sottoscrittore di alcun contratto nazionale». Subito dopo, l'invito a visitare uno degli stabilimenti Fiat.
Un primo risultato, dopo un successivo incontro con il ministro dello Sviluppo Flavio Zanonato, Landini lo ha incassato: «Il ministro ha detto che pensa sia utile lavorare per un tavolo con la Fiat e tutti i sindacati - spiega il leader della Fiom uscendo dal ministero - Capiamo le difficoltà perché l'azienda si è sempre opposta, ma è importante che Zanonato abbia valutato come legittima e utile la nostra richiesta». E intanto - altro importante risultato - per luglio il ministro «si è impegnato a convocare i tavoli su Termini Imerese e sulla Irisbus. E un altro infine sulla componentistica».
Importante è stato anche il colloquio che la delegazione di operai, guidati sempre da Maurizio Landini, ha avuto con Boldrini: il gruppo di tute blu le ha regalato una copia della Costituzione firmata dai lavoratori, chiedendo che la presidente della Camera si faccia garante del rispetto di quel testo in tutte le fabbriche e i luoghi di lavoro.
«Condivido le vostre preoccupazioni e le vostre ansie. Il mio non è un ruolo esecutivo, ma vi assicuro che farò tutto il possibile, nell'ambito delle mie competenze, per portare avanti le istanze dei lavoratori», ha detto Boldrini. «La nostra Carta fondamentale va rispettata sempre - ha proseguito - Non è concepibile che la sua attuazione si arresti ai cancelli delle fabbriche. È ovvio che il lavoratore debba poter scegliere liberamente il suo sindacato. E insieme al rispetto delle regole c'è bisogno, soprattutto in una fase come l'attuale, di una politica industriale, perché è evidente che da solo il mercato non dà risposte adeguate e compatibili coi diritti dei lavoratori. Il governo sta facendo un lavoro importante per creare nuovo lavoro. E intanto bisogna anche saper difendere il lavoro che già c'è».
La delegazione Fiom ha anche ribadito l'urgenza di una legge sulla rappresentanza sindacale. «Alla Camera ci sono tre proposte di legge - ha ricordato Boldrini - e il loro iter verrà seguito con la massima attenzione». Landini ha infine chiesto alla presidente della Camera l'istituzione di una commissione di inchiesta sulle condizioni di vita e di lavoro nelle aziende metalmeccaniche e nella Fiat. Boldrini ha risposto che, se ci saranno proposte al riguardo da parte dei gruppi della Camera, «ne solleciterà l'attuazione».
Tanti gli operai che hanno partecipato allo sciopero e al corteo, ma Fiat ha dichiarato in mattinata che aveva scioperato solo il 2,2% del personale. Eppure in piazza gli operai erano davvero tanti, e provenienti non solo da tutti gli stabilimenti Fiat - investiti dalla cig - ma anche dalle ormai dismesse Termini Imerese e Irisbus, e da tante imprese della componentistica.