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sabato 6 settembre 2014

ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO? MA MI "FACCI" IL PIACERE!


Nel perdurare della gravissima crisi economica che il nostro Paese sta attraversando senza che si possa intravedere una via d’uscita, la preoccupante situazione della nostra fabbrica jesina, il suo calo produttivo ormai consolidato, l’incertezza sul futuro occupazionale, soprattutto il caos in cui versa da anni l’organizzazione del lavoro nel nostro stabilimento ci spingono a fare alcune considerazioni.

Da anni la logistica, in particolar modo lo stoccaggio e la movimentazione del materiale di produzione nello stabilimento della CNH Jesi versa in un gravissimo stato di confusione e disorganizzazione. Ciò è causa di inefficienza produttiva, abbassamento della qualità del prodotto, spreco di risorse, demotivazione dei lavoratori. Di queste cose, a nostro avviso, sono fortemente responsabili le varie direzioni che si sono succedute ai vertici dell’azienda da una decina d’anni a questa parte.

In primo luogo le alte sfere della CNH che, adottando il modello WCM, decisero di dismettere e smantellare il sistema di stoccaggio materiale automatico e semiautomatico impiantato nell’estate del 1986, il quale consentiva lo stoccaggio razionale ed efficiente di migliaia di contenitori metallici di svariate dimensioni. Mentre si demoliva la vecchia struttura, però, la mole del materiale aumentava costantemente a causa delle innumerevoli varianti che richiedevano i nuovi trattori, senza che alcuna delle direzioni succedutesi a Jesi programmasse e stabilisse alternative aree di stoccaggio adeguate alle quantità e alle più svariate tipologie degli imballaggi. Tardivamente si sono costruiti tendoni in varie aree dello stabilimento che in parte raccoglievano e stivavano la grande mole dei contenitori metallici. Per anni il magazzino produzione, il tunnel di scarico, le aree adiacenti, i piazzali sono state congestionati da una massa caotica di contenitori di tutte le dimensioni e forme. Sui piazzali esterni per anni, sotto le intemperie, hanno stazionato cartoni su pedana che lentamente si disfacevano sotto il sole e la pioggia, rendendo sempre più difficile l’identificazione del materiale, del quale spesso ne era compromessa la qualità. Per anni e anni si è sprecata un’enorme quantità di tempo per cercare il materiale che veniva richiesto dalle linee di produzione e che era stato accatastato in maniera del tutto casuale. Lo congestione era così grande che il materiale in arrivo veniva scaricato dove capitava, senza alcun ordine e criterio. È facile immaginare come da questa situazione caotica che sembrava avesse colto le varie direzioni del tutto impreparate ed ignare, scaturissero “grandi mali”: inefficienza, spreco enorme di tempo e denaro, danneggiamento e smarrimento di molto materiale che non si riusciva più a trovare, mancati rifornimenti delle linee.

Finora soluzioni abborracciate alla bell’e meglio hanno tamponato situazioni via via sempre più problematiche e critiche, ma è possibile andare ancora avanti in modo così sconsiderato? Da quanto ultimamente sta succedendo in magazzino, con le nuove dislocazioni del materiale e le disposizioni date, difficilmente ci si può aspettare un miglioramento. Tutt’al più ci si può attendere un ulteriore peggioramento, sia in termini di efficienza che di sicurezza. Questo stato di cose protrattosi per anni e che sembra prolungarsi nell’immediato futuro, è avvenuto nella pressoché totale indifferenza delle direzioni succedutesi (chi della dirigenza in occasione delle tante visite in cui si lustravano anche le ragnatele, o se non altro per routine, si è mai avventurato nelle corsie dei magazzini, nel tunnel di scarico, sui piazzali? Chi mai ha notato il caos e il disagio in cui si lavorava?). Ha prodotto soprattutto delusione, rassegnazione al peggio, sfiducia etc. sia nei preposti che nei lavoratori. Si percepisce quasi fisicamente, con mano, la rassegnazione al peggio nei discorsi dei lavoratori del magazzino. Se prima l’evento di un “incompleto” era percepito come una disgrazia da evitare, ora ci si adatta, lo si reputa normale, accettabile, tanto da riderci sopra autodenigrandosi.

C’è la sensazione, quasi le percezione, anche questa verificabile udendo i discorsi di tanti lavoratori del magazzino, di un estraniamento dei preposti, sentiti lontani dai lavoratori, a volte indifferenti. Manca poi del tutto la comunicazione diretta con i lavoratori, elemento indispensabile in un agire di squadra. Come è possibile attuare il WCM che è un gioco di squadra, se nella squadra manca del tutto l’elemento primario vivificante, la comunicazione, che poi genera senso di identità e appartenenza? Ma spetta proprio a noi dover dire queste cose? Proprio noi dobbiamo sottolineare come questi atteggiamenti generano solo rilassamento, allontanamento, disaffezione, sfiducia, rassegnazione al peggio?

I fatti elencati vanno a discapito dell’azienda e di tutti i lavoratori che ne fanno parte. Segnalazioni sulla cattiva gestione del materiale nel passato sono state fatte senza che ne sia sortito effetto alcuno. Visto lo stato drammatico il cui versa il lavoro in Italia, vista la situazione delicatissima che sta attraversando la CNH a fronte della riduzione del numero dei trattori prodotti e da produrre, la concorrenza fatta dal trattore turco, l’incertezza per il futuro, non è più possibile continuare con questa gestione caotica e cialtrona del lavoro e dei lavoratori, di cui quella illustrata poco sopra è solo una parte.